Chemp

Chemp (880 mt.) è una piccola frazione, una tra le più remote del comune di Perloz, sulla destra orografica della Val di Gressoney. Una di quelle frazioni che, nel corso degli anni dello spopolamento delle nostre montagne, era diventata un agglomerato di case fantasma. Sempre meno residenti stanziali, fuggiti in luoghi più comodi e facilmente raggiungibili.

Già, perchè a Chemp la comodità di una strada, seppur monocorsia nell’ultimo tratto assai impervio, è un lusso che esiste da pochi anni. Prima erano soltanto i sentieri che collegavano al mondo questo insolito promontorio, che domina il tratto basso della Valle del Lys. Balcone sul dirupo scavato, a destra, dal torrente Nantey, a sinistra, in basso, dal profondo scorrere del Lys, Chemp è un’isola felice con il privilegio di qualche ora in più di luce, rispetto a quell’angolo più remoto del territorio di Perloz.

Ma la vera peculiarità di Chemp, è il villaggio artistico che è nato, ormai da parecchi anni, per l’operosa creatività di Angelo “Pino” Bettoni, di nascita a Carema, ma residente a Perloz. Scultore pluripremiato, ho avuto il privilegio di conoscerlo e di scambiarci quattro parole. Ho ascoltato le sue storie, di come è nato artisticamente il villaggio, di come sono arrivate le statue (quasi tutte portate in elicottero a spese dell’artista, che ha spesso venduto gli originali per pagarsi il calco in bronzo). Pino, l’uomo che parla al legno, è persona di una modestia smisurata, oltre che piacevole da stare ad ascoltare. Mi ricorda il “nonno che tutti noi vorremmo avere”. Artista sensibile e gentile, ma con le mani dure, di chi, sculture a parte, sta facendo rinascere anche le case del villaggio, da solo, senza aiuti.

Pino non è uno di quegli artisti che mette il suo ego davanti a tutto ed a tutti: anzi, ne è l’esatto opposto. Ti accoglie, ti apre casa e ti offre una birra. Ti fa ritrovare il piacere di sentire i racconti dalla voce umana, dal vivo, scambiando sguardi, ed è capace, nella sua disarmante semplicità, di farti emozionare immaginandolo all’opera, sui suoi legni, o anche e solo mentre fa lavori di ristrutturazione nella Casa degli Archi.

Il suo sogno è che Chemp possa diventare un villaggio d’arte, fatto di contributi di altri artisti. Un villaggio aperto, dove poter fare una breve passeggiata in un luogo fuori dai canonici percorsi del turismo classico. Una visita, una semplice visita, è per lui, un meraviglioso segno di apprezzamento, per le sue opere, il suo operato e l’idea che sta tramutando Chemp in laboratorio d’arte a cielo aperto.